Giugno, che ormai è giunto al termine, è internazionalmente riconosciuto come ''Pride Month'': un mese intero dedicato alla celebrazione e alla rivendicazione dei diritti della comunità LGBTQI+, che generalmente termina con le giornate dedicate alla canonica parata, spesso conosciuta semplicemente con il nome ''pride'' o ''gay pride''.
Si sentono pareri contrastanti sull'utilità del pride, talvolta giustificati dalla falsa credenza dell'universalità dei diritti odierni.
Da dove nasce questa tradizione e perché il Pride si celebra proprio a giugno? Ed è poi è vero che i diritti oggi sono universali?
Sembrano domande scollegate ma sono riflessioni sul passato e sul presente necessarie per guardare al futuro.
Partiamo dal passato. Storicamente, le radici del Pride affondano nella vicenda di Stonewall: nella notte del 27 giugno del 1969, la polizia fece incursione nello Stonewall Inn, un bar gay in un quartiere di un distretto di Manhattan (NY). Tra gli 8 ufficiali quella notte, solo uno era in divisa, inconsci che le loro violenze omotransfobiche avrebbero in realtà dato il via al più grande movimento di liberazione e rivendicazione della comunità LGBTQI+. Come iniziò la rivolta non è del tutto chiaro: alcuni sostengono che fu a causa di Sylvia Riviera, una donna transgender che lanciò una bottiglia contro all'agente che l'aveva pungolata con il manganello. Un'altra versione invece vede come goccia che ha fatto traboccare il vaso Stormé DeLarverie, una donna lesbica, che oppose resistenza mentre veniva trascinata dalla polizia verso l'auto. In entrambi i casi, la folla incominciò a reagire alle violenze della polizia che da troppi decenni si perpetuavano sulla comunità queer americana. Durante quella notte, più di 2.000 manifestanti si scontrarono con oltre 400 poliziotti armati, dopo aver assistito a numerosi pestaggi di uomini gay opportunatamente isolati e umiliati.
La polizia inviò rinforzi composti dalla Tactical Patrol Force, una squadra anti-sommossa originariamente addestrata per contrastare i dimostranti contro la Guerra del Vietnam. Le squadre anti-sommossa arrivarono per disperdere la folla, ma non riuscendo nel loro intento si trovarono di fronte a una fila di drag queen che le prendeva in giro cantando.
Dopo quella notte, le proteste continuarono nei giorni successivi, incentivando ancora più persone a ribellarsi grazie alla distribuzione di volantini con lo slogan "Via la mafia e gli sbirri dai bar gay!"
Proprio in commemorazione dei moti di Stonewall, ogni anno Giugno viene celebrato come mese arcobaleno, per festeggiare le conquiste della comunità LGBTQI+ negli anni e per rivendicare i diritti che ancora mancano.
Perché purtroppo – e questa è la risposta alla seconda domanda sul presente – ad oggi la comunità LGBTQI+ è ancora fortemente discriminata e non pienamente tutelata.
Ad oggi, in 72 paesi, amare una persona dello stesso sesso è ancora illegale. In sette di questi, la pena riservata all'amore non convenzionale, è la morte.
Il matrimonio egualitario, al contrario, è riconosciuto in soli 28 paesi al mondo.
Certo è che l’avanzamento dei diritti civili nella maggior parte dei paesi è progressivo, correlato anche ad una diminuzione graduale delle violenze nei confronti delle persone LGBTQI+, ma risulta comunque impossibile ignorare molti trend negativi contro una pacifica e dignitosa coesistenza tra esseri umani, dati gli ultimi avvenimenti in Ungheria e le numerose opposizioni proprio nel nostro paese al DDL Zan: un disegno di legge il cui unico scopo è tutelare le minoranze dalle discriminazioni (e non solo da quelle legate all’identità di genere).
Per questi motivi il mese del Pride deve essere ancora oggi un mese pieno di gioia e accettazione, ma anche un periodo di riflessione e critica: siamo in grado di investire tutti i nostri sforzi oggi per pensare ad un futuro in cui nessuno si sentirà più costretto a nascondere i propri colori?